Il 1500 è il secolo che diventa teatro di terribili dispute religiose e politiche. Se da un lato la Chiesa cattolica romana impera sul mondo occidentale tra una sempre più evidente decadenza di costumi, dall’altro lato si impone la figura di un religioso in terra germanica che nel 1517 pubblica 95 Tesi contro la Chiesa cattolica corrotta e contro il sistema merceologico delle Indulgenze.
Martin Lutero (1483-1546)) parte dal principio che ogni singolo uomo è il sacerdote di se stesso, ogni singolo fedele si deve fare lettore e interprete della Bibbia e del suo insegnamento, con l’intento preciso di rendersi responsabile diretto delle proprie azioni e con lo stretto legame che unisce la vita terrena con la vita spirituale
Niente celibato per i preti, niente separazione tra potere religioso e potere temporale per i Principi, ma piuttosto stretta collaborazione.
Anche il mondo cattolico è di fatto un mondo che ha mescolato i principi religiosi con quelli secolari, ma mascherando e mortificando i secondi dietro una presunta superiorità di quelli divini, che per altro sono sempre esercitati da semplici uomini. Il fondatore del Protestantesimo, che prende questo nome proprio in quanto vuole essere un’ aperta condanna ad un sistema che Lutero giudica corrotto e malsano, vuole dare vita ad una seconda Chiesa, quella protestante, e per questo nel 1530 nasce la confessione Augustana contro quella romana; nel 1531 nasce la Lega di Smalcalda dove tutti i Principi protestanti a capo delle loro terre si associano per prepararsi alla controffensiva del nemico, che infatti non si fa attendere, dopo che tutti i Principi cattolici vengono obbligati all’espulsione.
Eventi di ribellione popolare da parte dei contadini accaduti in questi frangenti di forte cambiamento non sono direttamente voluti da Lutero, ma sono la inevitabile conseguenza di quanto le genti si rendono di per sè autrici, anche sotto il volere misterioso di Dio. Lutero prende le distanze da questo fenomeno e cerca di focalizzare la questione sulla sua fondatezza filosofica, storica e culturale, più che rivoluzionaria nel nome della rivolta dei poveri.
Nel 1555 si arriva alla pace di Augusta che sancisce uno stato di tregua tra la fazione cattolica e quella protestante, imponendo il principio del “cuius regio eius religio”, ossia ad ogni regione si applichi la propria religione.
In tutta risposta a queste immodificabili trasformazioni riformistiche nasce e si impone la Controriforma, cioè la reazione della Chiesa di Roma alla messa in dubbio del suo indiscusso primato religioso e secolare in materia di teologia e dogmi.
Si ribadisce che la salvezza si ottiene attraverso la fede ma anche le opere, includendo tra queste le indulgenze medesime. Contro la stessa interna decadenza morale che non può venire negata viene indetto il Concilio di Trento che dura dal 1545 al 1563 vedendo succedersi ben quattro Papi, e quindi nel 1564 viene proclamata la Professione di fede tridentina., che sostanzialmente disconosce quella augustana.
Nel frattempo nel 1559 era partita la severissima censura sui libri mandati all’Indice. E’ solo linizio di una terribile controffensiva che il potere religioso romano per opera di strumenti del tutto secolari mette in atto nei confronti di tutto un sistema di pensiero che muoveva i suoi primi passi verso la propria naturale e legittima emancipazione.
E’ pur vero che autentiche spinte rinnovatrici desiderano nel profondo una Chiesa più vera, più vicina ai dettami del Vangelo, più autenticamente al servizio degli ultimi, ed è in questo clima movimentato che nascono nuovi ordini religiosi, come quello dei Cappuccini, dei Filippini e dei Fatebenefratelli.
Nel 1540 era nato anche l’ordine dei Gesuiti, i cosiddetti soldati di Cristo, che alla guida del loro ispiratore Ignazio di Loyola, si pone l’intento di difendere anche a costo della vita il sentimento di assoluta fedeltà alla figura del Papa intesa come l’unica e legittima incarnazione stessa di Dio in terra.
E’ dentro questo clima di guerra, di sospetto e di violenza diffusa che persone autorevoli si trovano costrette a esprimere il loro pensiero in maniera del tutto anonima o postuma, per evitare il rischio già conosciuto dell’Inquisizione.
Lo stesso celebre Torquato Tasso si trova a dovere ambientare la sua stessa famosa opera “La Gerusalemme liberata” dentro un tempo storico che lo salvaguardasse da possibili incriminazioni, ma utilizza i suoi stessi personaggi come ispiratori in incognito di sentimenti umanistici e liberatori, inneggianti uno stato di pace e di tolleranza universale. Lo stesso Manzoni utilizzerà lo stesso escamotage nei confronti dei suoi Promessi Sposi, per evitarsi complicazioni con lo Stato dominante.